sabato 2 gennaio 2010

L’odio come pulsione distruttiva dell’Io.

L’odio viene riconosciuto come “pulsione primitiva” e, come tale, “costituzionale”, evidenziandosi come “elemento psichico” che precede lo sviluppo psico-mentale.
Proprio per queste caratteristiche, l’odio è anche riconosciuto come “… struttura strutturante” anche se ha in sé una forza, una tensione ed una energia che si sviluppano in “senso distruttivo”.
Si potrebbe anche dire che tutti gli uomini hanno in sé la capacità di odiare che però viene controllata dallo sviluppo psico-mentale, nei suoi aspetti timologici che rispecchiano lo “… sviluppo affettivo e dei valori”.
Ana Maria Gomez parla di “passione dell’essere che disturba l’essere nella sua essenza”, che porta a disarmonizzare la struttura identificatoria espressa nella frase “… un giorno anch’io sarò così”, per sostituirla con il sentimento che dice “…perché Lui e non Io”.
Questo processo istintivo precede la costituzione dell’Edipo e si organizza come “sentimento libidico primitivo che caratterizza le dinamiche narcisistiche primordiali, fondate sull’egocentrismo e l’onnipotenza. Si tratta di sentimenti che tendono a bloccare le paure di inadeguatezza e di inefficacia, che affettano profondamente l’organizzazione dello psichismo nella sua globalità.
Da questo punto di vista, l’odio può essere inteso come un sentimento patologico che emerge da una struttura patogena.
Queste dinamiche alterate fanno riferimento ad una “pulsione” che è una “tensione incontenibile” che spinge ad una “azione risolutiva” come è quella che si evidenzia nel “cane cacciatore” (o la tigre o il leone) nel momento nel quale raggiunge la sua preda.
Si evidenzia anche come una “pulsione sadica” che, nella tensione aggressiva e violenta, scarica una “frenesia incontenibile” che pone il soggetto completamente al di fuori delle dinamiche simboliche (rappresentazioni o atti mentali) dal momento che si sviluppano totalmente come “istanze inconsce”.
L’odio, anche quando si cerca di giustificarlo come scelta razionale, è del tutto irrazionale , tanto da essere messo in relazione con le espressioni ossessivo-compulsive, isteriche o fobiche.
Come istanza inconscia, l’odio viene anche considerato alla stregua di una “spinta auto-distruttiva”: si odia l’altro per non agire il sentimento inconscio contro se stessi.
L’odio sposta il soggetto al di fuori di ogni senso di valore, in uno spazio dove non si giocano le leggi della vita e dell’esistenza, ma solamente le “pulsioni” più primitive che non hanno ricevuto quei contenimenti che vengono indicati come “sviluppo, crescita, umanizzazione”.
Nello spazio dell’odio, non si struttura nessun “… progetto di vita”, neppure quelli riferiti al soggetto, perché la tensione dell’odio presuppone “.. il timore dell’odio dell’altro che agisce cercando una vendetta”. L’odio, in questa logica, impedisce lo sviluppo psico-affettivo proprio perché, come succede nell’autismo, il “… desiderio distruttivo implica la formazione di una forza uguale e contraria che è “… aspettarsi una ritorsione”.
Questi sentimenti si auto-mantengono in maniera circolare e portano al … blocco mentale, impediscono lo sviluppo della mente nelle sue dinamiche timologiche”.
Proprio per questi meccanismi, l’odio non si esaurisce con la morte, … necessita di uno sterminio, di una umiliazione, di un annullamento totale e globale che accompagna quindi anche una “… svalorizzazione assoluta, una denigrazione, un diniego totale dell’essere”.
L’odio arriva a perseguire l’esclusione dalla storia, la negazione di ogni diritto, di una genealogia, di ideali, di principi e fondamenti etici.
L’odio supera anche le dinamiche del sado-masochismo, proprio perché, nella frenesia distruttiva, nella pulsione di morte, l’altro non può esistere perché … non ha diritto neppure dell’esistenza e, da questo, si comprende come l’odio sia una pulsione autoriferito, nella quale solo il soggetto ha diritto e tutte le funzioni psichiche si esauriscono all’interno del proprio mondo psichico patologico e coartato, tanto atrofizzato da non poter più uscire dai limiti personali ed autoriferito per timore di “perdersi” di “dissolversi nel nulla e nell’insignificanza”.
In questo mondo riduttivo e coartato, nulla più ha valore, né l’ironia, né il cinismo, né una prospettiva sadica. Il mondo dell’odio è strutturato su dinamiche estetiche, nelle quali il soggetto vede e valorizza solamente se stesso e, in questo modo, si esaurisce e nientifica ogni ideale, ogni affetto, ogni sentimento che non sia quello dominante del … bisogno di distruzione, … bisogno di morte.

Romeo Lucioni

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